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Precari hanno diritto a Carriera, scatti di anzianità e Tfr

Da Editorial Staff

Ottobre 23, 2018

Precari hanno diritto a Carriera, scatti di anzianità e Tfr

La questione del precariato negli enti pubblici è ad oggi ancora molto spinosa da affrontare. Nonostante ci siano una miriade di elementi di cui tener conto, spesso e volentieri la situazione di disagio dei lavoratori si tramuta in una vera e propria violazione dei loro diritti.

Non sono poche infatti le persone a ritrovarsi in una simile situazione, e quando ci si domanda se i lavoratori precari abbiano o meno diritto alla carriera, al riconoscimento di anzianità e TFR la risposta non può che essere positiva.

Precari e diritto alla carriera: la retribuzione oscena

Il problema è alla radice: i rapporti di lavoro sono scarni e poco duraturi, si accavallano proroghe su proroghe a volte pure illegittime ma che nella peggiore delle ipotesi non cambiano la situazione economica iniziale.

La retribuzione di un lavoratore precario non rispetta né i tempi in cui svolge il suo lavoro (ore di lavoro per dirla facile) né una gratificazione professionale come scatto di carriera. Se ci si mette poi anche il mancato riconoscimento della carriera o dello scatto di anzianità o ancora del TFR, allora lo scempio non fa che aumentare. Motivo per cui, lesi nell’orgoglio e nei diritti, molti sono i lavoratori ad intentare una causa per risarcimento del danno ai danni degli enti in cui hanno operato.

E a tal proposito non solo i lavoratori hanno diritto ad essere risarciti ma in virtù di una illegittima precarizzazione spetta loro:

  • un’indennità forfettaria che oscilla da un minimo di 2,5 mensilità fino a 12 mensilità dell’ultima retribuzione globale di fatto;
  • un risarcimento per la perdita di possibilità di migliorare la propria situazione.

La violazione del diritto alla carriera dei precari

I lavoratori precari, a ben vedere, si ritrovano dunque a percepire sempre lo stesso stipendio nonostante magari cambi il tipo o la mole di lavoro: detto in altri termini, non ricevono mai la loro gratificazione. E mentre coloro che hanno un contratto a tempo indeterminato godono di benefici e privilegi (come giusto che sia), colleghi nella stessa posizione ma con contratti diversi hanno trattamenti altrettanto differenti.

La situazione poc’anzi spiegata non è altro che una violazione di un fondamentale principio di derivanza europea quale il principio di non discriminazione. Non a caso, in tal verso, la legge stabilisce la parità di trattamento tra lavoratori con contatto a tempo indeterminato e quelli a tempi determinato. Questo in virtù di un principio troppe volte caduto nel dimenticatoio ma così importante che tutti hanno diritto a volerne a tutti i costi l’applicazione. Perciò, se interpellato, il giudice nazionale ha il sacrosanto dovere di applicare alla lettera il contenuto delle regole comunitarie, ance se applicarlo vuol dire disapplicare disposizioni nazionali inadeguate.

La difesa giurisprudenziale ai precari e diritti alla carriera

Pare però che l’ordinamento italiano si stia uniformando ai diritti dei lavoratori precari, applicando proprio il principio della norma europea. Non poche infatti sono state le sentenze a loro favore per cui si stabilisce che «in mancanza di ragioni obiettive che giustifichino un diverso trattamento, il personale assunto con contratto a termine ha diritto alla stessa progressione stipendiale spettante ai lavoratori assunti con contratto a tempo indeterminato».

Molti ricorsi in tribunale hanno visto riconoscere ai ricorrenti (quasi sempre precari nelle scuole) ad ottenere la ricostruzione della propria carriera attraverso il totale riconoscimento del servizio prestato con contratti a tempo determinato. Accanto ciò è stato loro diritto richiedere di incassare gli incrementi stipendiali di cui al Ccnl di settore.

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