Pensione minima per i giovani, Governo studia misura contro prestazioni da fame
Da Editorial Staff
Luglio 18, 2017
Per i giovani di oggi, che spesso lavorano ad intermittenza, la pensione in futuro rischia di essere un miraggio, o quantomeno la prestazione mensile erogata dall’Istituto di previdenza nella maggioranza dei casi sarà da fame. Coloro che oggi sono giovani, e che un domani saranno pensionati, tra l’altro, dovranno mettersi il cuore in pace sul fatto che per andare in pensione ci vorranno 70 anni in virtù di un progressivo aumento dell’aspettativa media di vita.
In accordo con quanto riportato da Repubblica.it, l’obiettivo del Governo è quello di fissare per i giovani la pensione minima a 650 euro al mese per tutti coloro che lasceranno il lavoro a partire dall’anno 2030. Ed il tutto a patto però che a fine ciclo lavorativo siano stati maturati almeno 20 anni di contributi.
Si tratta, di conseguenza, di una sorta di paracadute pensionistico considerando il fatto che, per i giovani di oggi, che saranno i pensionati di domani, la prestazione sarà calcolata solo ed esclusivamente sulla base dei contributi versati, ragion per cui nella maggioranza dei casi l’importo mensile riconosciuto sarebbe nettamente inferiore, in percentuale, all’ultimo stipendio percepito prima di lasciare il lavoro.
Anzi, mette altresì in evidenza Repubblica.it, in futuro senza un tale meccanismo di protezione la beffa sarebbe doppia in quanto non solo l’assegno mensile sarebbe da fame, ma il lavoratore sarebbe anche costretto a ritardare il pensionamento oltre quelli che sono i requisiti anagrafici previsti. Il rischio di prestazioni da fame, non collegate all’ultimo stipendio, riguarda tutti coloro che sono entrati nel mondo del lavoro a partire dal 1996 ed a causa degli effetti delle ultime riforme pensionistiche.
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