Occupazione, lavoratori a tempo parziale spingono in alto gli indicatori
Da Editorial Staff
Settembre 10, 2017
Nel mese di luglio del 2017, stando ai dati Istat, il numero degli occupati ha superato quota 23 milioni di unità, ovverosia sugli stessi livelli del 2008. Pur tuttavia, nel confronto, c’è stata una discesa del monte ore lavorate del 5% che corrisponde a 1,1 miliardi. A rilevarlo è stato l’Ufficio Studi della Cgia di Mestre nel precisare che i lavoratori in fabbrica o in ufficio, nei primi sei mesi del 2008, avevano generato un monte ore lavorare pari a 22,8 miliardi.
Nello stesso periodo del 2017, invece, lo stock di ore lavorate è sceso a 21,7 miliardi. Questa discesa, secondo l’Associazione degli artigiani mestrina, si spiega con il fatto che da un lato è scesa l’occupazione a tempo pieno, e dall’altro è aumentata l’occupazione a tempo parziale a partire dai contratti di lavoro a termine e passando per i contratti di somministrazione, il part time involontario ed il lavoro intermittente.
Non a caso la Cgia di Mestre ha rilevato che nel 2008 i dipendenti full time erano pari all’86% del totale, mentre a distanza di otto anni questa percentuale si è abbassata all’81%. Di contro, la percentuale di dipendenti con contratto di lavoro a tempo parziale, nello stesso arco di tempo, è passata dal 14% al 19% del totale.
La discesa del lavoro a tempo indeterminato dal 2008 al 2016, inoltre, ha generato pure un calo della retribuzione media per occupato che, sempre secondo le rilevazioni della Cgia di Mestre, è stata pari a -3,4% al netto dell’inflazione. In altre parole, sebbene i dati Istat confermino una crescita numerica degli occupati ai livelli pre-crisi, in realtà non è proprio tutto oro quel che luccica.
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