Imposta di bollo conto deposito: come funziona
Da Editorial Staff
Dicembre 17, 2018
Il conto deposito è uno strumento di investimento senza rischi che, collegato al proprio conto corrente, permette di assicurarsi un rendimento elevato sul capitale depositato, mediante gli interessi che matureranno su tale somma.
In genere aprire un conto deposito non comporta elevate spese ed è un’operazione molto semplice da eseguire anche online. Ci sono alcune banche che applicano la formula “zero spese” oppure altre che, per incentivare l’apertura del conto deposito presso il proprio istituto, pagano per il depositante l’imposta di bollo conto deposito.
Cos’è l’imposta di bollo sui conti deposito?
In genere, si definisce imposta di bollo conto deposito quel tributo che il cittadino deve versare allo Stato, come prestazione coattiva. Si tratta di un’imposta indiretta (a differenza dell’IVA che, invece, è un’imposta diretta) perché appunto colpisce indirettamente la ricchezza del contribuente.
In particolare, nel 2013 con la legge numero 147 (la Legge di Stabilità), a decorrere dal primo gennaio 2014 si è previsto un aumento dell’imposta di bollo sui conti deposito dall’1,5 al 2 per mille sulle somme depositate.
In definitiva, l’imposta di bollo si paga proporzionalmente per lo 0,20 % della somma depositata, su base annuale. Però c’è da fare una distinzione nel caso in cui il depositante sia una persona fisica o una persona giuridica:
- nel caso di persona fisica, infatti, non c’è nessun tetto massimo;
- nel caso di persona giuridica, il tetto massimo è, invece, di 14.000 euro.
La disciplina dell’imposta di bollo sui conti deposito
Secondo il Codice Civile, la nozione di “deposito” ha una duplice accezione:
- i conti deposito in conto corrente, cioè collegati ad un conto corrente. In questo caso, l’imposta di bollo è calcolata per il 2 per mille delle giacenze vincolate (cioè quelle somme di cui il depositante non può disporre fino alla scadenza del vincolo). Queste giacenze non vengono però considerate nel calcolo dell’imposta di bollo da pagare sul conto corrente (infatti l’imposta di bollo sul conto corrente è dovuta solo sulle giacenze superiori ai 5000 euro).
- i conti deposito distinti dal conto corrente (come i certificati di deposito), cioè quei depositi la cui funzione principale non è quella di fornire una provvista al conto. Regolarmente, l’imposta di bollo viene pagata in misura proporzionale, pari allo 0,20% sulla somma depositata.
Come varia l’imposta di bollo sui conti deposito?
Bisogna considerare vari fattori che entrano in gioco e che possono modificare l’importo dell’imposta di bollo:
- la frequenza di rendicontazione (infatti alcuni conti deposito hanno la rendicontazione al 31 dicembre ma altri potrebbero averla, ad esempio, trimestrale).
- il valore del vincolo alla data di rendicontazione (per esempio, se il conto deposito è chiuso, si pagherà l’imposta di bollo di solo 1 euro, cioè il suo valore minimo; se, invece, il conto deposito è normalmente attivo, l’imposta di bollo sarà dello 0,20 % sulla somma investita).
- il periodo di vigenza del vincolo, cioè da quanto tempo è attivo il vincolo.
Un esempio può chiarire tutti questi aspetti che sono interconnessi fra loro: supponiamo che sia stato aperto un conto deposito con rendicontazione al 31 dicembre.
Se a questa data il vincolo è attivo da tre mesi, allora l’imposta di bollo sarà calcolata solo per questo periodo di tempo, cioè un quarto di anno (proprio perché tre mesi rappresentano un quarto di anno).
Non c’è da stupirsi che, fra due conti deposito con le stesse condizioni (vale a dire ammontare, data di apertura del conto e così via) ma con rendicontazione diversa (ad esempio una annuale al 31 dicembre ed una trimestrale), l’imposta di bollo minore verrà pagata dal depositante che ha attivo il conto deposito con una rendicontazione meno frequente.
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