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I dazi annunciati sono un pericolo

Da Editorial Staff

Gennaio 22, 2019

I dazi annunciati sono un pericolo

Tutti abbiamo assistito alle recenti parole del Presidente Trump, anche con l’immancabile Tweet, che, in coerenza con quanto sostenuto durante la sua Campagna elettorale, ha annunciato l’introduzione di dazi su alcuni prodotti provenienti soprattutto da Oriente ma anche dall’Europa. Questi Dazi sono un pericolo per l’economia globale che potrebbe anche diventare un Boomerang per gli stessi Stati Uniti.

Ovvio che a fronte di dazi sull’importazione di alcuni prodotti, dalla parte danneggiata da questi non ci potrà essere immobilità, non una ritorsione cieca ma una reazione logica, l’introduzione reciproca di dazi sui prodotti americani. Ovviamente tutto questo si riflette sulle Borse mondiali, introducendo elementi di negatività che, in seconda analisi, comportano un freno agli investimenti.

Si rischia di entrare in una pericolosa spirale, calo degli investimenti, calo della produzione, calo dell’occupazione, calo dei consumi, freno allo sviluppo e all’economia nel suo complesso, che rischia fortemente di vanificare gli sforzi di crescita messi in atto in questi anni per uscire dalla crisi, riportando indietro tutte le nazioni.

Neppure deve essere trascurato da Trump che la Cina, che sarebbe duramente colpita dai dazi ventilati, è protagonista di enormi investimenti negli Stati Uniti e se il Governo di Pechino dovesse decidere il ritiro degli investimenti per l’America sarebbe un duro colpo sul piano economico. I dazi annunciati si riferiscono in particolare a prodotti siderurgici, acciaio ed alluminio, e alle auto, due settori che danneggerebbero sensibilmente anche il nostro Paese,. Lo scenario che si andrebbe delineando nella realizzazione della volontà di Trump sarebbe motivo di diverse preoccupazioni anche per tutta l’Europa oltre che per l’Italia.

Il libero commercio

L’assenza di dazi facilita gli scambi commerciali tra diversi Paesi, una libertà in cui la concorrenza ha un ruolo fondamentale, uno stimolo alle aziende a ridurre i costi di produzione, aumentare la produttività e la qualità dei prodotti. Tutto questo ha un effetto benefico sulle economie in generale ma si riflette anche in una positività per i consumatori che hanno la possibilità di una maggiore scelta e a prezzi inferiori; questo si traduce in un maggiore consumo che fa girare bene l’economia, aumenta il gettito fiscale e quindi migliorano i servizi dello Stato a favore dei cittadini, in poche parole, un incremento del benessere.

Si possono nutrire simpatie o antipatie per il Presidente Trump, quello che è certo, però, è che il presidente degli Stati Uniti non è uno stupido, è una persona decisamente preparata, arguta e coraggiosa, diversamente non sarebbe diventato ciò che è, al di là del suo ruolo presidenziale. Trump e con lui moltissime persone, è convinto che l’introduzione dei dazi porterà ad una piena produzione nelle aziende statunitensi, quindi una piena occupazione sebbene il tasso di disoccupazione americana ad oggi sia già bassa, praticamente contrastando l’importazione di prodotti a basso costo che provengono da altri Paesi e che inducono, ovviamente, gli americano all’acquisto di questi a discapito della produzione Americana. Si tratta, quindi, di un atteggiamento protezionistico da parte di Trump ma la contro introduzione di dazi da parte di Cina, India, altri Paesi Asiatici e dall’Europa, possono mettere in difficoltà molte aziende americane.

Per gli investitori è certo che questa situazione, già nella sua incertezza, induce un atteggiamento di prudenza e attesa di sviluppi che frenano le Borse e determinano un minore interesse ad investire anche a fronte di un incremento dei rischi. Se dovesse, poi, realizzarsi il progetto americano, allora per gli investimenti sarebbe davvero un problema. L’introduzione dei dazi provocherebbe un’impennata dei prezzi, quindi dell’inflazione che, se da una parte è attesa ed auspicata anche dalla BCE, se eccessiva porterà ad un notevole incremento dei tassi di interesse ma di conseguenza incremento del costo del denaro, frenando gli investimenti industriali e impoverendo la popolazione.

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