Criptovalute, continua lo sviluppo degli exchange cinesi
Da Editorial Staff
Marzo 04, 2018
Ormai dallo scorso anno i funzionari della Banca Popolare Cinese stanno cercando di capire i meccanismi degli exchange criptografici del Paese. In particolare studiano per capire se le regole sull’identificazione dei trasferimenti di denaro e di controllo del capitale vengano rispettate.
Quanto vale la criptovaluta in Cina
La Banca vinese infatti lavora incessantemente al fine di capire quanto sia effettivamente di ampia portata e significativo il trading di criptovalute in Cina. Le informazioni che premono sapere sono basate sul come funziona, da dove viene il denaro, dove viene trasferito, come fanno gli utenti a prelevare denaro, e così via.
Non a caso infatti, la Banca ha anche raccolto le dovute informazioni sul volume degli scambi e sui numeri degli utenti degli exchange.
Un simile quadro sembrava avesse aperto le porte al lancio di una disciplina che riuscisse a regolamentare l’industria, un elemento questo, sul quale molti exchange non potevano aver avuto molto di lamentarsi in termini di esiti negativi.
Con l’arrivo dell’inverno la situazione si è ribaltata, e nello specifico, c’è stato l’annuncio che la Banca centrale stesse escludendo le prime offerte di monete (Ico) e avessi chiuso il mercato degli scambi tra valute e criptovalute.
Questo dimostra una sola cosa, e cioè che quelle indagini che all’inizio sembravano avere delle conseguenze condivise, alla fine sono servite a spianare la strada alla chiusura definitiva degli exchange, cosa che ha seriamente messo in bilico gli scambi di criptovalute nel Paese.
Cosa accade agli exchange cinesi
In un’intervista con CoinDesk, il fondatore e CEO dell’exchange Huobi, Leo Li, ha chiarito che i volumi di negoziazione sono di gran lunga calati dall’applicazione delle nuove regole. Eppure, come più volte ha messo in evidenza la stampa internazionale, proprio gli exchange come Huobi hanno mantenuto il loro percorso di fioritura, incastrandosi in nuovi modi per far crescere i propri business.
Come appare evidente, due dei più grandi exchange cinesi, Huobi e OKCoin, hanno continuato ad accumulare così tante offerte che tuttora si classificano tra i primi 10 al mondo per volume di scambi con Huobi Pro e OKEx, due piattaforme che ora consentono lo scambio solo di criptovalute.
CoinDesk ha ricordato anche come il Gruppo Huobi avesse più che ampliato il proprio personale a più di 400 unità, dimostrando un grande impegno anche di fronte a un quadro legislativo più limitativo. Negli ultimi mesi, la società ha dato apertura di uffici a Hong Kong, Singapore, Corea del Sud e negli Stati Uniti.
E così, nelle prime due settimane di vita dall’annuncio dei token HT, gli investitori hanno acquistato 300 milioni di dollari di servizi prepagati, che Huobi Pro è stato capace di raccogliere in anteprima. In seguito al lancio del proprio token, Huobi Pro ha poi voluto un nuovo exchange denominato HADAX, che permette agli investitori di votare con HT su cui nuove risorse di criptovaluta saranno quotate per la negoziazione sulla piattaforma.
Secondo i dati di Huobi, a partire dal 24 febbraio, la piattaforma HADAX ha messo via già 8,5 milioni di HT da 104.308 utenti che hanno compiuto un totale di 85 milioni di voti per 75 diverse risorse crittografiche.
Questo a dimostrazione che i provvedimenti della Banca hanno sì imposto dei vincoli al business criptovalutario, ma ha anche fatto sì che gli exchange potessero avere la strada spianata a diversificare le proprie attività, e a mettere in atto nuove strade di sviluppo su come guadagnare con le criptovalute.
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