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Come il poker ha contribuito allo sviluppo dell’intelligenza artificiale

Da Editorial Staff

Maggio 22, 2017

Come il poker ha contribuito allo sviluppo dell’intelligenza artificiale

Giocare a poker implica la gestione d’informazioni imperfette, il che rende il gioco molto complesso e più simile a molte situazioni del mondo reale.

Come ha detto una volta Kenny Rogers, famoso cantante americano e appassionato di poker, «un buon giocatore deve sapere gestire tutte le situazioni che si presentano e saperle utilizzare al meglio nel momento più opportuno». Ma non sempre è facile, ci vuole molta esperienza e una strategia di gioco ben precisa che ovviamente non è infallibile.

L’infallibilità non è una caratteristica umana ma certamente le macchine possono avvicinarsi alla perfezione e sul poker l’intelligenza artificiale ha dato prova che non si tratta di un futuro troppo lontano. Già da tempo nel mondo del poker sono state sollevate diverse questioni sull’utilizzo lecito di bot, ovvero software in grado di eseguire calcoli probabilistici e analizzare le partite in una manciata di secondi, durante i tornei. Infatti molte delle più importanti case di poker online regolamentate da organi di controllo come AAMS in Italia hanno posto il loro veto perché si teme che questi bot possano permettere al giocatore di barare più facilmente.

La storia è invece diversa quando si tratta di robot che giocano dal vivo su un tavolo reale. Qualche mese fa Libratus, un pokerbot che sa giocare quasi esattamente come un essere umano, ha dimostrato di essere in grado di battere non uno ma ben quattro giocatori professionisti. La sfida Brains vs Artificial Intelligence, vedeva da una parte un team composto da quattro giocatori di poker professionisti, e dall’altra Libratus, il poker bot erede di Claudico che anni prima aveva fallito il suo compito.

Anche se bisogna tenere conto che il robot ha affrontato i suoi avversari in heads-up, cioè testa a testa ad uno ad uno, e che per quanto la sua potenza di calcolo sia vasta, non può raggiungere il numero di situazioni possibili nel poker soprattutto in occasioni di tornei con molti giocatori, la sua  vittoria è un grande successo nell’intelligenza artificiale. Il poker è una disciplina che richiede ragionamenti e strategie che con difficoltà le macchine costruite in precedenza hanno saputo imitare. È molto diverso dai dadi, dagli scacchi o da altri giochi, perché la mano dell’avversario rimane nascosta alla vista durante il gioco rendendo estremamente complicato capire la strategia ideale da prendere. E tra tutte le versioni di poker il no-limit Texas Hold’em è particolarmente impegnativo perché un avversario può essenzialmente scommettere qualsiasi somma.

Libratus è stato creato da Tuomas Sandholm, professore nel dipartimento di computer scienza di CMU e dal suo studente Noam Brown. Sandholm, esperto di teoria dei giochi e AI, sostiene che è sorprendente che gli esseri umani abbiano potuto sconfiggere i computer per così tanto tempo e di tutti i giochi con cui un robot si è cimentato il poker è stato uno di quelli in cui le prestazioni sono state più deludenti.
Come procede dunque un AI durante una partita di poker? Ovviamente rispetto ad un giocatore in carne ed ossa il robot deve eseguire delle azioni a random o consequenziali a quelle dell’avversario che ha di fronte che in teoria potrebbe anche bluffare.

Ma adesso grazie a questa importante vittoria è stato provato dai suoi creatori che Libratus non solo ha sviluppato un miglior senso del bluff, ma ha persino affinato la capacità di capire quando il suo avversario sta bluffando.

Libratus utilizza diversi nuovi progressi per ottenere un livello così elevato di gioco che include una nuova tecnica di gestione delle strategie, non più troppo a random, e una maggiore analisi del gioco avversario, ciò significa che la macchina è riuscita a sviluppare una sorta di apprendimento.

Il Centro di Supercomputer di Pittsburgh, una struttura gestita da CMU e dall’Università di Pittsburgh, ha notato che di recente i progressi nell’apprendimento della macchina e nell’AI sono aumentati notevolmente. Lo scorso anno, i ricercatori di DeepMind, una filiale di Alphabet, hanno sviluppato un programma in grado di battere uno dei migliori giocatori del mondo di Go, un gioco da tavolo a due giocatori molto complesso, e anche sul poker i risultati sono stati molto positivi.

L’esperimento di Libratus sicuramente ha implicazioni enormi, magari non tanto nel poker quanto in altre applicazioni informatiche. Le tecniche utilizzate per costruire un poker-bot più intelligente potrebbero avere molte applicazioni nel mondo reale. Infatti questi stessi robot creati per battere gli esseri umani sul giochi possiedono una tecnica che è già stata applicata su altri settori quali la sicurezza web o la guida automatizzata per il servizio di taxi.

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