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Fare impresa, una su due chiude i battenti entro i primi cinque anni di vita
Da Editorial Staff
Aprile 29, 2017
Tra tasse, burocrazia e la mancanza di liquidità, in Italia fare impresa, specie per i neoimprenditori, è sempre più difficile. A rilevarlo è stata la Cgia di Mestre in accordo con un’elaborazione del proprio Ufficio Studi da cui è emerso, in particolare, che nel nostro Paese oltre un’impresa su due, per la precisione il 55,2%, chiude l’attività entro i primi cinque anni di vita.
Il tasso di mortalità delle imprese, entro i primi cinque anni dalla nascita, è aumentato da da dieci anni a questa parte visto che si è passati dal 45,4% del 2004 al 55,2% di dieci anni dopo con un incremento che, di conseguenza, è stato di quasi dieci punti percentuali. Il settore con un tasso di mortalità sopra la media, sempre entro i primi cinque anni dalla nascita, ed in base alle rilevazioni dell’Associazione degli artigiani mestrina, è stato quello delle costruzioni con il 62,7% rispetto al 54,7% del commercio, al 52,9% dei servizi, ed al 48,3% dell’industria.
Su base territoriale, è al Centro-Sud Italia dove il tasso di mortalità delle imprese, entro i primi cinque anni dalla loro nascita, è più elevato. In particolare, il record negativo in tal senso viene detenuto dalla Regione Calabria con una percentuale di chiusure del 58,5%, e poi a seguire il Lazio con il 58,1%, la Liguria con il 57,7%, unica regione del Nord tra le prime posizioni, e poi Sicilia (57,2%), Sardegna (56,4%) e Regione Campania (56%). Nelle retrovie, invece, troviamo la Basilicata, il Veneto e le province autonome di Bolzano e di Trento dove il tasso di mortalità delle imprese entro i primi cinque anni di vita si attesta al di sotto della soglia del 50%.
Secondo Renato Mason, Segretario della Cgia di Mestre, nel commentare i dati sulla crescita del tasso di mortalità delle imprese negli ultimi dieci anni, ha fatto presente, tra l’altro, che ‘la crisi economica abbattutasi nel nostro Paese ha sicuramente accelerato questo trend così negativo’.
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