Lavoro online tra paghe basse e precarietà, studio sulla manovalanza informatica
Da Editorial Staff
Settembre 24, 2018
Uno studio dell’International Labour Organization (ILO) rivela come il lavoro online possa portare ad una riduzione della qualità di vita di chi si guadagna da vivere attraverso il web. Tra paghe basse e precarietà, infatti, a livello mondiale la manovalanza informatica è spesso letteralmente invisibile in quanto è priva di tutele anche minime.
L’identikit del lavoratore online
Si tratta nello specifico, in accordo con quanto è stato riportato da ilfattoquotidiano.it, di lavoratori online che effettuano piccoli lavori da programmatore, scrivono recensioni e moderano commenti svolgendo peraltro nella maggioranza dei casi delle mansioni del tutto ripetitive.
Dal sondaggio ILO, su un campione di 3.500 persone sparse in 75 Paesi del mondo, è emerso che nel 32% dei casi il lavoro svolto online rappresenta una fonte di reddito primaria andando a coprire quasi il 60% del reddito familiare. Il che significa che in molti casi i lavori online non servono per arrotondare, ma servono in tutto e per tutto per mantenersi o per mantenere tutta la famiglia.
Lavoro online a cottimo prevale con tanto tempo speso senza remunerazione
La tipologia di paga prevalente per il lavoro online è quella a cottimo e, sempre stando al sondaggio, è pagato pochissimo. Inoltre, per ogni 60 minuti di lavoro online ben 20 vengono spesi dai telelavoratori in attività che non vengono remunerate e che spaziano dalla ricerca di nuovi committenti alla formazione e passando per la comunicazione lavoratore-committente.
Con la conseguenza che secondo l’International Labour Organization la paga oraria dei lavoratori online nel 2017 è stata di appena 3 dollari, in forte ribasso rispetto ad una media di 4,39 dollari americani che è stata rilevata nel 2015.
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